Giunge voce che anche nella nostra zona vi è la comparsa del Rhynchophorus ferrugineus che è un coleottero curculionide molto dannoso alle piante di palma.
La specie è originaria dell’Asia meridionale e Melanesia. Sono segnalati gravi danni nei palmeti da dattero della penisola arabica. Nel 1994 l’insetto è comparso per la prima volta in Europa e precisamente in Spagna; dall'anno 2005 è segnalato anche in Italia (Sicilia, Campania, Puglia, Lazio e Toscana).
L’insetto vive all’interno della palma, dove compie interamente il suo ciclo vitale. La femmina depone circa 300 uova distribuite alla base delle giovani foglie o sulle ferite delle foglie o in cavità del tronco della palma. Le uova si trasformano in 2 o 5 giorni in piccole larve che bucano le palme, cibandosi dei tessuti delle stesse, eliminando tutto il materiale fibroso. Le larve si muovono verso l’interno della palma scavando tunnel e larghe cavità, si possono trovare in qualsiasi parte della palma, anche al colletto. Il periodo larvale varia da 1 a 3 mesi. Le larve si impupano in un pupario cilindrico formato da strati fibrosi, generalmente questa fase avviene fuori dal tronco alla base della pianta. Dopo 14-21 giorni fuoriescono gli adulti. L’intero ciclo dura 4 mesi.
Sullo stesso albero di palma possono sovrapporsi più generazioni dell’insetto. Generalmente il curculionide non si sposta in una nuova palma finchè non ha completamente distrutto quella su cui vive. I danni sono causati dalle larve e sono visibili solo quando il curculionide ha colonizzato l’intera pianta, che collassa.
"Attenzione al Punteruolo rosso della palma"
Da Il Messaggero
ROMA (28 agosto) - Una muraglia di 500 trappole con gli ormoni femminili di richiamo. Contro la strage delle palme da punteruolo rosso, il Campidoglio sperimenta nelle ville storiche di Roma il sistema dell’attrazione sessuale.
C’è anche l’Enea, l’ente nazionale per l’innovazione tecnologica, nella nuova sperimentazione contro il rincoforo rosso, l’insetto asiatico che sta decimando le palme di Roma e del litorale laziale. L’iniziativa, curata a costo zero per l’assessorato all’Ambiente dalla ”Biblion”, consiste nella posa di trappole. Le scatole, che contengono un feromone femminile, sono state installate al Bioparco, nel Roseto Comunale e nelle ville storiche: Villa Borghese, villa Ada, villa Torlonia e altre. Gli insetti, una volta introdottisi nelle trappole, vi restano uccisi da un veleno. In questo modo si potrà monitorare la presenza del coleottero nelle varie zone della città. Il dispenser ovviamente non contiene prodotti pericolosi e non è dannoso per gli animali e per l’ambiente.
«Si tratta di un progetto innovativo, già realizzato in Sicilia con buoni risultati, promosso con la collaborazione dell’Istituto Fitosanitario della Regione Lazio» specifica l’assessore capitolino Fabio De Lillo.
Quella delle trappole è una delle ultime frontiere adottate per contrastare un fenomeno che secondo l’associazione ”Fermiamo la strage del punteruolo rosso” a Roma e provincia ha annientato duemila alberi. Solo a Ostia nel 2009 sono andate perse 200 palme del patrimonio pubblico. Tra l’altro, le norme impongono che le palme attaccate, anche nei giardini privati, devono essere al più presto abbattute e correttamente smaltite in una discarica autorizzata per evitare la diffusione del coleottero. Per chi non rispetta questo regolamento sono previste sanzioni da 500 a 3000 euro da parte degli ispettori Fitosanitari Regionali.
Il Servizio Giardini comunale, inoltre, da tempo sta realizzando interventi di endoterapia e aspersione della chioma in molte aree verdi, da Villa Sciarra a viale della Musica, all’Eur. «I risultati - sottolinea Leonardo Perronace, del Collegio Periti Agrari di Roma - sono confortanti: con la tecnica combinata tra iniezioni nell’albero e distribuzione a pioggia dei composti, si recuperano il 98 per cento delle palme già attaccate e si evita la malattia in quelle sane».
Il sistema misto è stato adottato per difendere le palme del Quirinale, sia nei giardini della residenza ufficiale che in quella estiva di Castelporziano. «Stiamo seguendo 137 piante, delle quali la metà alte tra gli 8 e i 18 metri e cinque ancora più alte specifica Perronace Ad oggi nessun albero si è ammalato. Neanche tra quelli più vecchi e pure in presenza di attacco. Nelle trappole che abbiamo sistemato recuperiamo una media di un esemplare morto al giorno: se non fossero state sistemate, quegli animali avrebbero potuto infestare le palme».
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